13 febbraio 2008

Cima Verena (altopiano di Asiago)

Siamo in tanti, molti volti sconosciuti o appena intravvisti,
solo alcuni sono noti e famigliari,e riscaldano il cuore.
La penombra della corriera invita a recuperare alcuni minuti di sonno, persi durante la notte.
Il rumore del motore si mescola con il bisbiglio delle persone.
La luce del giorno, lentamente rischiara l'ambiente,
scorgi volti che non avevi notato prima,
senti voci che si rincorrono e ricordano avventure vissute.
Mentre si sale di quota si inizia ad intravvedere il sole
che occhieggia basso tra le cime degli alberi.
La neve ci accompagna sino al parcheggio delle piste.
Seduti o in piedi in posizioni di equilibrio instabile
ci prepariamo. Siamo pronti per entrare nella nuova dimensione,
ci allontaniamo dagli impianti, dai rumori delle macchine.
La neve sotto di noi,
gli alberi attorno a noi,
il cielo sopra di noi ,
le voci ci avvolgono e si disperdono attorno.
Col fiato che lentamente si fa pesante, ci avviciniamo alla cima.
Mentre il sentiero si inerpica ed avanziamo,
di tanto in tanto veniamo colpiti da raffiche di vento molto forte,
cristalli di ghiaccio ci colpiscono il viso e ci costringono ad avanzare a testa bassa.
I resti del " forte" ci riportano a tempi passati della grande guerra
guerra che in questi luoghi ha lasciato segni evidenti.
Ricordi che si fanno più forti quando, giunti in cima siamo immersi nei resti delle postazioni di Cima Verena, ruderi carichi di storia e e di vite spezzate che ci chiedono di essere ricordate.
Accanto a ciò , l'orribile modernismo turistico .
Baracche in lamiera, delle attrezzature della stazione a monte della seggiovia, a ridosso del forte, deturpano questo storico paesaggio.
Turisti domenicali, rumorosi ed invadenti che senza sforzo giungono in cima, per lanciarsi in discese veloci sugli sci, fanno un contrasto inaccettabile per questi luoghi.
Per fortuna il vento ha fatto fermare gli impianti e qua sopra, oggi, ci siamo solo noi.
Possiamo così gustare l'ambiente al meglio delle nostre possibilità.
Rinfocillati e riposati, ripartiamo per la discesa, questa volta il percorso si snoda attraverso boschi e in neve "quasi fresca". Le tracce del percorso sono meno evidenti, la fila si allunga e di tanto in tanto è necessario fermarsi per ricompattare il gruppo. La Malga dei Quarti è oltre quel dosso, che superato ci presenta un panorama mozzafiato, il sole luminoso, il cielo azzurro, la siluette scura degli alberi sopra la neve immacolata ci fa dimenticare la fatica che ormai serpeggia in molti di noi. Ancora un poco e la nostra "ciaspolada" sarà finita.

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