26 novembre 2012

La terra trema - prima parte



Storia di un intervento, contributi di volontari AGESCI che hanno risposto alla chiamata

20 maggio 2012 – ore 4:04  Scossa terremoto  Magnitudo 5.9

FINALE EMILIA…….. chiama
Sono passate  poco più di 24 ore dalla scossa, alla mattina un sms da parte della segreteria operativa del coordinamento di Ferrara allerta tutte le associazioni. C’è bisogno di volontari  per l’allestimento dei campi di accoglienza. A Finale Emilia, in p.le Donatori di Sangue la FederVab sta allestendo un campo, e la segreteria per la gestione del campo, per un accordo fra le due associazioni , all’interno del coordinamento, è affidata all’Agesci. Mi presento  al campo, alle 14,00, per capire quali siano le necessità e subito vengo bloccato per allestire l’informatizzazione della segreteria.  Collegare i PC, installare le stampanti e tutte le periferiche necessarie. Preparare i format per le registrazioni sia dei volontari che degli ospiti, ricevere le direttive e conoscere la dislocazione dei vari centri di comando (CoC, campi di Finale, PMA ecc) e fra una cosa e l’altra, il mio salto si trasforma in una sosta prolungata ben oltre le 23,00. Nel frattempo  chiedo la disponibilità dei capi della zona di Ferrara per questo tipo di servizio. Il giorno dopo ho già una squadra di tre capi ferraresi pronti per la gestione della segreteria.
Il lavoro svolto da questi ragazzi è stato immane, la coda delle persone che chiedevano asilo alla tendopoli era sempre più lunga e con tanta pazienza e con uno spirito di servizio encomiabile, hanno risposto a tutte le varie esigenze. La problematica maggiore è stata l’assegnazione dei posti tenda, cercando il più possibile di  tenere uniti i nuclei famigliari. Una sorpresa gradevole è stata la disponibilità di tutti gli assistiti a condividere  la tenda con chiunque ne avesse bisogno. Nella prima notte si è riusciti ad accogliere quasi 300 persone, molti anziani e bambini . La percentuale di accolti di altre etnie si aggira attorno al 27-28 % ( i più numerosi  sono i magrebini).
I volontari che operano nella tendopoli  va da un minimo di 30 ad un massimo di 70 volontari. Il primo periodo è stato certamente il più impegnativo, in quanto si è dovuto allestire il campo con tutti i servizi necessari.  In questo caso l’operatività della segreteria volontari  era rivolta alla registrazione delle presenze, alla preparazione e diffusione degli ordinativi per il COC, alla gestione del magazzino delle attrezzature e approvvigionamenti per la cucina.
La cucina del campo6 di finale Emilia è un modulo della colonna mobile dell’Umbria , nella quale convergono volontari  dei territori di Terni e di Orvieto.
Gli scouts della segreteria , hanno pure trovato il tempo di avere  contatti con i bambini del campo fornendo loro momenti di intrattenimento e distribuzione di giochi. Abbiamo avuto la fortuna di avere al campo per  quattro giorni Don Francesco (AE di Parma-Fidenza) la sua è stata una testimonianza incredibile, al campo siamo riusciti a celebrare la messa domenicale e le messe feriali . La popolazione del campo ha apprezzato moltissimo questo servizio ed ha dato ha tutti di sentirsi  parte di una comunità cristiana viva.
Ad oggi i volontari Agesci che si sono avvicendati   sono circa una trentina. Ma abbiamo ancora bisogno di continuare il nostro SERVIZIO.

Giovanni Mari    (Inc. di Zona AGESCI settore EPC –FERRARA)


UN BRUSCO RISVEGLIO
 
Possiamo stare tranquilli. La Pianura Padana, area geografica costruita dal paziente, plurimillenario, incessante lavoro del fiume Po e dei suoi tributari è un complesso di sedimenti sabbioso-argillosi che non subirà eventi sismici distruttivi come invece è accaduto o potrà succedere ad altre zone d'Italia. Questo è stato il concetto insegnato a generazioni di scolari e studenti emiliani della piana tra le province di Ferrara, Bologna e Modena. Una delle poche certezze imparate negli anni della scuola dell'obbligo rimasta, come in filigrana, a sostenere la vita operosa di tutti e di ciascuno. Il nostro vero pericolo collettivo, avversario ricondotto attraverso i secoli, a condizioni diciamo "governabili" era solo, l'acqua: il paese dal quale scrivo queste poche righe, infatti aveva l'antico nome di "Sant'Agostino delle Paludi" ed il territorio circostante è un reticolo di corsi d'acqua naturali e canali, fossi, scoli.
Domenica 20 maggio, ore 04,04. Brusco risveglio, paura, terrore, un ruggito lungo e profondo si accompagna al frastuono di mobili che rovinano giù: la casa trema, trema e trema. Si corre verso l'uscita. Siamo fuori e ci siamo tutti, abbigliati cosi come ci,si era coricati a letto. A piedi scalzi sull'asfalto si pensa ai parenti ed alle loro abitazioni. Il reparto dei Casumaro 1 è in uscita al torneo di Zona di sboutball organizzato dal Portogaribaldi 1, proprio in questo fine settimana: "Staranno tutti bene?" Si faticata a comunicare e resta quindi l'apprensione.
Si riorganizzano le idee e sì cerca di capire quale sia la situazione. In cuor mio vive, ancora sottesa, la convinzione che alla fine tutto si risolverà in un pesante turbamento collettivo,ma senza danni materiali o peggio vittime (la Pianura Padana, i sedimenti, ecc..). Presto però arrivano voci dalla piazza principale: "II campanile è venuto giù! Anche il palazzo comunale è crollato! Sembra, che ci siano danni rilevanti e morti in alcune fabbriche!.". Che fare? Forse c'è bisogno di aiuto.
Raccomando alla famiglia di restare attenti e di trovare un temporaneo appoggio nelle auto di casa poi mi precipito verso la piazza. E' tutto tremendamente"vero. Qualcuno mi chiede del nastro bianco/rosso. "Vado subito a prenderlo. Ne ho due rotoli da 100,metri a casa!" rispondo. Torno, indosso la mia torcia frontale a led e comincio a circoscrivere il fronte della chiesa mentre altre persone accorse si incaricano di fare la stessa cosa attorno al municipio.
I detriti ingombrano parte della piazza e la strada provinciale che taglia in due l'abitato: bisogna assolutamente deviare il traffico veicolare che invece ancora nessuna autorità ha provveduto a fare ed impedire il più possibile che gli abitanti ed i primi curiosi, già in circolazione con telefonini e macchine fotografiche, transitino nei pressi degli edifici lesionati. E' cosi che in coppia con un mio compaesano e
grazie ad alcuni coni stradali in gomma procurati da noni so chi mi sistemo sulla strada provinciale a deviare il traffico. Giungono intanto conferme che rimbalzano di bocca in bocca sulle vittime e sul loro numero. Anche l'azienda nella quale lavoro è purtroppo interessata dal disastro. Il cuore si fa pesante; Sono ancora incredulo, ma pare che questa sia proprio la realtà
Intanto albeggia. La luce del giorno porta un poco di conforto,ma svela anche meglio cosa abbiamo ntorno. Sono triste però resto. Ecco finalmente giungere un'auto dei Carabinieri da Cento. Ci chiedono come vanno le cose, ci ringraziano e dicono di rimanere ancora sul posto fino all’arrivo della Protezione Civile locale poi se ne vanno verso altri luoghi. Pare che il sisma abbia picchiato duro un po' in tutti i paesi limitrofi. Passa ancora del tempo ed ecco una mini colonna di mezzi dei Vigili del Fuoco: chiedono indicazioni su come raggiungere un casolare di campagna sotto il quale è morta, pare, un'anziana donna allettata da anni.     :
Nei momenti di pausa mi giro a guardare la cara vecchia chiesa parrocchiale dove  sono stato battezzato, comunicato, cresimato e sposato; dall'esterno non ha pro­prio un bell'aspetto: è fortemente lesionata, le pareti laterali spanciano paurosa­mente, il timpano della facciata si è quasi staccato dall'edificio. Chissà...
Sono quasi le sette. Da circa un quarto d'ora sono giunti due operatori della Pro
tezione Civile. Indossano le loro uniformi fluorescenti blu e gialle. Si scorgo­no anche altri Vigili del Fuoco che ci chiedono notizie sul luogo dove opera l'Unità di Crisi. I cantonieri del omune intanto sono riusciti a caricare sul loro mezzo delle transenne degne di questo nome e sono già andati a bloccare il traffico più a monte. La situazione si fa un poco più tranquilla. Posso tornare a casa. Sono stanco, incredulo …..affamato. Cosa ci aspetterà ; domani?

Antonio Bonora , Casumaro1





h. 04:04 …20 maggio 2012
... un rombo irrompe nella notte, fa scuotere i muri e traballare i sogni.
Un frastuono che si frappone tra la notte ed il giorno.
di Cristiano Guagliata

Nei giorni immediatamente successivi al 20 maggio, i messaggi si susseguono concitatamente. Sono messaggi di amici preoccupati che hanno appreso la notizia dai telegiornali e vogliono essere rassicurati, vogliono esprimere vicinanza. Sono i messaggi di amici travolti dal terremoto ed angosciati dalla perdita che vogliono ricostruire una parentesi di tranquillità e di normalità.

In molti hanno frettolosamente abbandonato le case e sono ora sistemati nei campi allestiti. In tanti conservano ancora le chiavi di casa.
Sono le chiavi delle porte di case in cui non si potrà più tornare. Ma con un pò di attenzione, si può riconoscere che quelle stesse chiavi possono aprire le porte dei racconti personali e delle storie di vita.

Di seguito le pagine del diario, raccolte nei giorni, tra la fine di maggio ed il mese di giugno, trascorsi al campo di Finale Emilia. Un campo che ha visto la presenza dei capi della Zona di Ferrara e di altre Zone emiliano-romagnale.
Nelle pagine ho provato a fermare gli incontri fatti e le attività svolte, ma anche le impressioni raccolte e i fotogrammi di emozioni sentite.
Le pagine raccolte vogliono essere, prima di tutto, un'occasione di crescita personale nell'esperienza e nel mio cammino di umanizzazione, un modo per fare memoria, per cercare di essere cittadino attivo e responsabile che vuole partecipare alla vita della propria comunità.
Ma vuole anche essere un contributo ed un suggerimento, sussurrato ad un orecchio, a chi le legge, a vivere questa avventura con coraggio e speranza ... avanti, avete le chiavi, entrate. C'è una storia da ascoltare ....

Fraternamente
Iatta

[23maggio2012]
ciao Cinzia,
grazie del pensiero.
Personalmente, direi che agibilità della casa e stato d'animo siano sotto controllo. […].
Collettivamente, la città di Ferrara e quelle dell'alto ferrarese sono state seriamente colpite.
Immagino che, in tanti, siano piegati, proprio come le loro case;
immagino che alcune delle perdite potranno essere restituite e risanate;
immagino che, in molti, preoccupazione e paura necessiteranno di tempo, vicinanza e legami per stemperarsi.
Mi auguro di riuscire a mantenere la capacità di vedere e di essere prossimo perché, oltre che delle cose, le persone non si sentano spogliate della speranza.
Grazie,
cg

[25/30maggio2012]
dopo le scosse di ieri, anche l'instabile campanile, già compromesso dagli eventi febbrili degli scorsi giorni è crollato.
Tra le travi in legno, si intravede la campana. E' adagiata sui mattoni, pare essersi addormentata.
Del batacchio non c'è traccia. Si sarà rotto? Si sarà spezzato? ...sarà...
La campana non chiamerà più a raccolta per le feste e per gli altri appuntamenti importanti della vita di comunità.


Ma la comunità si è già raccolta ai suoi piedi. Sembra vegliarla, in attesa che si rialzi e torni a suonare.
La campana ha bisogno del lavoro e della cura dell'uomo per tornare a fare quello per cui è stata fatta.

[31maggio2012]

ciao Giacomo,
registro con piacere la tua disponibilità e se hai voglia ed un po’ di tempo, ti inviterei a contattare Giovanni Mari […] che, nell'ambito dell'attivazione associativa, sta coordinando le disponibilità dei capi della Zona di Ferrara ed una piccola pattuglia ferrarese che è operativa in un campo a Finale Emilia.
Nella vita di campo, le troupe televisive sono diventate una presenza quotidiana e si susseguono giornalisti free-lance e fotografi animatori e so cosa io ...sospesi tra il diritto di cronaca e un tetro turismo informativo.
La terra ha tremato  diverse volte, di notte e di giorno ...
con essa, hanno tremato certezze, stati d'animo e relazioni di un'intera comunità.
Gli ospiti del campo ...
in tanti sono piegati, proprio come le loro case.
in tanti si sono sbriciolati, come si sono sbriciolati i campanili delle chiese, i capannoni delle fabbriche, i muri di case e scuole.

Ogni tanto dovevo, guardare da un'altra parte o liquidare frettolosamente la conversazione, perché i "largarmun" agli occhi sarebbero stati l'unico contributo ai racconti di una quotidianità crollata.
Mi auguro che si riesca presto a ricominciare e a rialzarsi e che ci si spogli della paura, per rivestirsi della speranza di ricominciare, della dignità di persona e della solidarietà di comunità
Fraternamente
Iatta

[2/3 giugno2012]

La pattuglia AGESCI della Zona di Ferrara (con la presenza di 4/5 persone per turno), orbita in uno dei campi di Finale Emilia (campo6).
Sono ospitati poco meno di 300 persone, di cui circa il 30% è di origine straniera.
A noi sono stati affidati compiti di segreteria operativa di supporto ai volontari presenti  nel campo e agli ospiti accolti.
Questo fine settimana è un po’ particolare.
Trascorrere la Festa della Repubblica al campo è occasione per dare nuovo significato e rinnovare, ricordando, i principi di dignità della persona e di solidarietà espressi dalla Costituzione.
Se capita di tornare, dopo alcuni giorni trascorsi a Ferrara, l’accoglienza è festosa.
Non che non manchino preoccupazioni e situazioni di difficoltà. Chi torna, è accolto come segno di interesse e speranza e chi parte, è salutato con un ringraziamento ed un arrivederci.
Già fioccano gli inviti per la sagra paesana alle porte.
Sembra che i Finalesi trascorreranno i prossimi giorni di festa, tra puntine di maiale e calici di rosso, pulendo i mattoni della chiesa e del campanile.
Quegli stessi mattoni che, caduti a terra nel susseguirsi della scosse, dei giorni scorsi, sono stati raccolti.
Sembra che quei mattoni, non siano solo la voglia di ricostruire e di normalità o il desiderio di scrollarsi di dosso un triste ricordo, ma rappresentino le radici dell’identità del paese, pulirli e ricostruire sarà modo per sentirsi nuovamente a casa e al sicuro.
Nel frattempo, poco alla volta, si fanno avanti per la gestione della vita da campo: logistica, pulizia dei bagni, preparazione dei pasti. Ci si rende utili, per curare se stessi, gli spazi che si abitano

[9/10giu2012]

Ci si avvicina e, prima ancora di vedere il campo, ti raggiungono le risate e l’aria di festa …questa sera c’è uno spettacolo di cabaret. E’ una calda serata estiva e come tutte le estati, nei giardini del quartiere ci si incontra per raccontarsi la giornata e trovare refrigerio della calura.
Per un paio di ore ci si dimentica, che si ha voglia di tornare a casa, ma che la paura che la propria casa torni a tremare è ancora più grande. Si cerca un morso di normalità. Poi, spente le luci, un po’ stanchi, ci si ricorda di essere sfollati e ci si incammina verso la tenda.
Ci si avvicina, in fila per il pasto, e prima ancora di prendere il vassoio, ti raggiunge l’odore delle pentole sui fornelli.
I giardini e le panchine sono diventati una grande sala da pranzo.
Nell’attesa conosci le altre persone che abitano il campo.
Si gioca con i bimbi impazienti.
I ragazzini si prendono le prime cotte e si guardano con occhi trasognati.
Gli anziani aspettano composti ed un po’ avviliti, il loro turno.
Un’istantanea di normalità di un pranzo collettivo.

Ci si avvicina a Mauro e, questa volta occorre vedersi negli occhi, per non perdere neppure una parola, per ascoltare con attenzione i racconti di una storia di vita, passata a fare il manovale edile, il matrimonio, la nascita della figlia.
Per ascoltare la voglia di impegnarsi nelle occupazioni del campo, per rendersi utile, per sentirsi ancora utile, per non mollare la propria normalità.

Ci si allontana dal campo, e la rocca, la chiesa, il campanile, … sono adagiati a terra. Ad uno sguardo frettoloso, possono sembrare essere solo pietre scomposte a terra.
A chi le conosce da sempre, ricordano, che per tornare alla normalità di essere quello che sono, abbisognano di cura, attenzione… e forse sono un invito ed un augurio non solo per le pietre…

[18 giugno 2012]
A poco meno di un mese dalla prima scossa, si torna al campo per il fine settimana.
A poco meno di un mese dalla prima scossa, le vie che attraversano la campagna ferrarese sono ancora transennate.

Le indicazione gialle di una deviazione obbligatoria ti raggiungono di continuo. Alcuni dei cartelli stradali blu, sono stati temporaneamente coperti Alcuni dei cartelli marroni delle indicazione turistiche sono rimasti piantati nei loro posti, mentre non ci sono più quei monumenti indicati.

La viabilità sembra essere un invito a cambiare strada e non solo per aggirarsi nel labirinto della città ferita.
Sembra volerci invitare a imboccare la strada del lavoro, frutto della terra e dell’impegno dell’uomo, lontano dalle speculazioni e/o dalle illusioni finanziarie.
Sembra invitarci a percorre strade di relazioni autentiche, solide, affidabili, fedeli con gli altri e con il creato.
Sembra invitarci ad intraprendere un cammino di umanizzazione, che rinnovi la dignità della persona.

La calma sorridente dell’infantile jungle “girogirotondo” si è trasformato in un’angoscia collettiva e matura che tarda a scrollarsi di dosso.
Ti avvolge, ti assedia, è dappertutto; manca il respiro e mancano le parole.
E spesso, quando si trovano, sono parole di odio per la terra.

Al campo, c’è aria di estate.
L’afa inizia a mordere e si cerca di arrivare a sera in apnea.
Istallazione del condizionatore
I grandi iniziano a programmare le vacanze estive, con il timore di allontanarsi e al rientro dover gestire una doppia perdita: della casa e della tenda che si è liberata.
I più piccoli, si raccontano l’anno scolastico e risultati: promossi! …quasi tutti. Alcuni hanno un paio di materie da rimediare, ma nessuno è stato bocciato.

Ci si aggira per il campo, come in un piccolo quartiere.
Tra una tenda e l’altra, sono stati tracciati vicoli dedicati alle città emiliano-romagnole.
Le voci, dei diversi paesi del mondo, si rincorrono, mescolano e si confondono, nel richiamo al pranzo e ai servizi comuni.
I volti iniziano ad essere familiari e ci si saluta cordialmente.
E’ domenica.
E’ festa.
Oggi, c’è l’appuntamento con la celebrazione eucaristica.
Diventa un piccolo momento per radunarsi, ricordarsi la speranza cristiana da annunciare, far crescere e germogliare (Mc. 4,26.34)

 


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