Storia di un intervento,
contributi di volontari AGESCI che hanno risposto alla chiamata
20 maggio 2012 – ore 4:04
Scossa terremoto Magnitudo 5.9
FINALE EMILIA…….. chiama
Sono passate poco più
di 24 ore dalla scossa, alla mattina un sms da parte della segreteria operativa
del coordinamento di Ferrara allerta tutte le associazioni. C’è bisogno di
volontari per l’allestimento dei campi di accoglienza. A Finale Emilia,
in p.le Donatori di Sangue la FederVab sta allestendo un campo, e la segreteria
per la gestione del campo, per un accordo fra le due associazioni , all’interno
del coordinamento, è affidata all’Agesci. Mi presento al campo, alle
14,00, per capire quali siano le necessità e subito vengo bloccato per
allestire l’informatizzazione della segreteria. Collegare i PC,
installare le stampanti e tutte le periferiche necessarie. Preparare i format per
le registrazioni sia dei volontari che degli ospiti, ricevere le direttive e
conoscere la dislocazione dei vari centri di comando (CoC, campi di Finale, PMA
ecc) e fra una cosa e l’altra, il mio salto si trasforma in una sosta
prolungata ben oltre le 23,00. Nel frattempo chiedo la disponibilità dei
capi della zona di Ferrara per questo tipo di servizio. Il giorno dopo ho già
una squadra di tre capi ferraresi pronti per la gestione della segreteria.
Il lavoro svolto da questi
ragazzi è stato immane, la coda delle persone che chiedevano asilo alla
tendopoli era sempre più lunga e con tanta pazienza e con uno spirito di
servizio encomiabile, hanno risposto a tutte le varie esigenze. La problematica
maggiore è stata l’assegnazione dei posti tenda, cercando il più possibile
di tenere uniti i nuclei famigliari. Una sorpresa gradevole è stata la
disponibilità di tutti gli assistiti a condividere la tenda con chiunque
ne avesse bisogno. Nella prima notte si è riusciti ad accogliere quasi 300
persone, molti anziani e bambini . La percentuale di accolti di altre etnie si
aggira attorno al 27-28 % ( i più numerosi sono i magrebini).
I volontari che operano nella
tendopoli va da un minimo di 30 ad un massimo di 70 volontari. Il primo
periodo è stato certamente il più impegnativo, in quanto si è dovuto allestire
il campo con tutti i servizi necessari. In questo caso l’operatività
della segreteria volontari era rivolta alla registrazione delle presenze,
alla preparazione e diffusione degli ordinativi per il COC, alla gestione del
magazzino delle attrezzature e approvvigionamenti per la cucina.
La cucina del campo6 di
finale Emilia è un modulo della colonna mobile dell’Umbria , nella quale
convergono volontari dei territori di Terni e di Orvieto.
Gli scouts della segreteria ,
hanno pure trovato il tempo di avere contatti con i bambini del campo
fornendo loro momenti di intrattenimento e distribuzione di giochi. Abbiamo
avuto la fortuna di avere al campo per quattro giorni Don Francesco (AE
di Parma-Fidenza) la sua è stata una testimonianza incredibile, al campo siamo
riusciti a celebrare la messa domenicale e le messe feriali . La popolazione
del campo ha apprezzato moltissimo questo servizio ed ha dato ha tutti di
sentirsi parte di una comunità cristiana viva.
Ad oggi i volontari Agesci
che si sono avvicendati sono circa una trentina. Ma abbiamo ancora
bisogno di continuare il nostro SERVIZIO.
Giovanni
Mari (Inc. di Zona AGESCI settore EPC –FERRARA)
UN BRUSCO RISVEGLIO
Possiamo stare tranquilli. La Pianura Padana, area geografica costruita
dal paziente, plurimillenario, incessante lavoro del fiume Po e dei suoi
tributari è un complesso di sedimenti sabbioso-argillosi che non subirà eventi sismici
distruttivi come invece è accaduto o potrà succedere ad altre zone d'Italia.
Questo è stato il concetto insegnato a generazioni di scolari e studenti
emiliani della piana tra le province di Ferrara, Bologna e Modena. Una delle
poche certezze imparate negli anni della scuola dell'obbligo rimasta, come in
filigrana, a sostenere la vita operosa di tutti e di ciascuno. Il nostro vero
pericolo collettivo, avversario ricondotto attraverso i secoli, a condizioni
diciamo "governabili" era solo, l'acqua: il paese dal quale scrivo
queste poche righe, infatti aveva l'antico nome di "Sant'Agostino delle
Paludi" ed il territorio circostante è un reticolo di corsi d'acqua
naturali e canali, fossi, scoli.
Domenica 20 maggio, ore 04,04. Brusco risveglio, paura,
terrore, un ruggito lungo e profondo si accompagna al frastuono di mobili che
rovinano giù: la casa trema, trema e trema. Si corre verso l'uscita. Siamo
fuori e ci siamo tutti, abbigliati cosi come ci,si era coricati a letto. A
piedi scalzi sull'asfalto si pensa ai parenti ed alle loro abitazioni. Il
reparto dei Casumaro 1 è in uscita al torneo di Zona di sboutball organizzato
dal Portogaribaldi 1, proprio in questo fine settimana: "Staranno tutti
bene?" Si faticata a comunicare e resta quindi l'apprensione.
Si riorganizzano le idee e sì cerca di capire quale sia la
situazione. In cuor mio vive, ancora sottesa, la convinzione che alla fine
tutto si risolverà in un pesante turbamento collettivo,ma senza danni materiali
o peggio vittime (la Pianura Padana, i sedimenti, ecc..). Presto però arrivano
voci dalla piazza principale: "II campanile è venuto giù! Anche il palazzo
comunale è crollato! Sembra, che ci siano danni rilevanti e morti in alcune
fabbriche!.". Che fare? Forse c'è bisogno di aiuto.
Raccomando alla famiglia di restare attenti e di trovare un temporaneo
appoggio nelle auto di casa poi mi precipito verso la piazza. E' tutto
tremendamente"vero. Qualcuno mi chiede del nastro bianco/rosso. "Vado
subito a prenderlo. Ne ho due rotoli da 100,metri a casa!" rispondo.
Torno, indosso la mia torcia frontale a led e comincio a circoscrivere il
fronte della chiesa mentre altre persone accorse si incaricano di fare la
stessa cosa attorno al municipio.
I detriti ingombrano parte della piazza e la strada
provinciale che taglia in due l'abitato: bisogna assolutamente deviare il traffico
veicolare che invece ancora nessuna autorità ha provveduto a fare ed impedire
il più possibile che gli abitanti ed i primi curiosi, già in circolazione con
telefonini e macchine fotografiche, transitino nei pressi degli edifici
lesionati. E' cosi che in coppia con un mio compaesano e
grazie ad alcuni coni stradali in gomma procurati da noni
so chi mi sistemo sulla strada provinciale a deviare il traffico. Giungono
intanto conferme che rimbalzano di bocca in bocca sulle vittime e sul loro numero. Anche l'azienda nella quale lavoro è
purtroppo interessata dal disastro. Il cuore si fa
pesante; Sono ancora incredulo, ma pare che questa sia proprio la realtà
Intanto albeggia. La luce del giorno porta un poco di conforto,ma
svela anche meglio cosa abbiamo ntorno. Sono triste però
resto. Ecco finalmente giungere un'auto
dei Carabinieri da Cento. Ci chiedono come vanno le cose, ci ringraziano e
dicono di rimanere ancora sul posto fino all’arrivo della Protezione Civile
locale poi se ne vanno verso altri luoghi. Pare che
il sisma abbia picchiato duro un po' in tutti
i paesi limitrofi. Passa ancora del tempo ed ecco una mini colonna di mezzi dei Vigili del Fuoco: chiedono indicazioni su come
raggiungere un casolare di campagna sotto il quale è
morta, pare, un'anziana donna allettata da anni. :
Nei momenti di pausa mi giro a guardare la cara vecchia chiesa parrocchiale dove sono stato battezzato, comunicato, cresimato e sposato; dall'esterno non ha proprio un bell'aspetto: è fortemente lesionata, le pareti laterali spanciano paurosamente, il timpano della facciata si è quasi staccato dall'edificio. Chissà...
Sono quasi le sette. Da circa un quarto d'ora sono giunti due operatori della Protezione Civile. Indossano le loro uniformi fluorescenti blu e gialle. Si scorgono anche altri Vigili del Fuoco che ci chiedono notizie sul luogo dove opera l'Unità di Crisi. I cantonieri del omune intanto sono riusciti a caricare sul loro mezzo delle transenne degne di questo nome e sono già andati a bloccare il traffico più a monte. La situazione si fa un poco più tranquilla. Posso tornare a casa. Sono stanco, incredulo …..affamato. Cosa ci aspetterà ; domani?
Nei momenti di pausa mi giro a guardare la cara vecchia chiesa parrocchiale dove sono stato battezzato, comunicato, cresimato e sposato; dall'esterno non ha proprio un bell'aspetto: è fortemente lesionata, le pareti laterali spanciano paurosamente, il timpano della facciata si è quasi staccato dall'edificio. Chissà...
Sono quasi le sette. Da circa un quarto d'ora sono giunti due operatori della Protezione Civile. Indossano le loro uniformi fluorescenti blu e gialle. Si scorgono anche altri Vigili del Fuoco che ci chiedono notizie sul luogo dove opera l'Unità di Crisi. I cantonieri del omune intanto sono riusciti a caricare sul loro mezzo delle transenne degne di questo nome e sono già andati a bloccare il traffico più a monte. La situazione si fa un poco più tranquilla. Posso tornare a casa. Sono stanco, incredulo …..affamato. Cosa ci aspetterà ; domani?
Antonio Bonora , Casumaro1
h. 04:04 …20 maggio 2012
... un rombo irrompe nella notte, fa
scuotere i muri e traballare i sogni.
Un frastuono che si frappone tra la
notte ed il giorno.
di
Cristiano Guagliata
Nei
giorni immediatamente successivi al 20 maggio, i messaggi si susseguono
concitatamente. Sono messaggi di amici preoccupati che hanno appreso la notizia
dai telegiornali e vogliono essere rassicurati, vogliono esprimere vicinanza.
Sono i messaggi di amici travolti dal terremoto ed angosciati dalla perdita che
vogliono ricostruire una parentesi di tranquillità e di normalità.
In
molti hanno frettolosamente abbandonato le case e sono ora sistemati nei campi
allestiti. In tanti conservano ancora le chiavi di casa.
Sono
le chiavi delle porte di case in cui non si potrà più tornare. Ma con un pò di
attenzione, si può riconoscere che quelle stesse chiavi possono aprire le porte
dei racconti personali e delle storie di vita.
Di
seguito le pagine del diario, raccolte nei giorni, tra la fine di maggio ed il
mese di giugno, trascorsi al campo di Finale Emilia. Un campo che ha visto la
presenza dei capi della Zona di Ferrara e di altre Zone emiliano-romagnale.
Nelle
pagine ho provato a fermare gli incontri fatti e le attività svolte, ma anche
le impressioni raccolte e i fotogrammi di emozioni sentite.
Le
pagine raccolte vogliono essere, prima di tutto, un'occasione di crescita
personale nell'esperienza e nel mio cammino di umanizzazione, un modo per fare
memoria, per cercare di essere cittadino attivo e responsabile che vuole
partecipare alla vita della propria comunità.
Ma
vuole anche essere un contributo ed un suggerimento, sussurrato ad un orecchio,
a chi le legge, a vivere questa avventura con coraggio e speranza ... avanti,
avete le chiavi, entrate. C'è una storia da ascoltare ....
Fraternamente
Iatta
[23maggio2012]
ciao Cinzia,
grazie del pensiero.
Personalmente, direi che
agibilità della casa e stato d'animo siano sotto controllo. […].
Collettivamente, la città di
Ferrara e quelle dell'alto ferrarese sono state seriamente colpite.
Immagino che, in tanti, siano
piegati, proprio come le loro case;
immagino che alcune delle
perdite potranno essere restituite e risanate;
immagino che, in molti,
preoccupazione e paura necessiteranno di tempo, vicinanza e legami per
stemperarsi.
Mi auguro di riuscire a
mantenere la capacità di vedere e di essere prossimo perché, oltre che delle
cose, le persone non si sentano spogliate della speranza.
Grazie,
cg
[25/30maggio2012]
dopo le scosse di ieri, anche
l'instabile campanile, già compromesso dagli eventi febbrili degli scorsi
giorni è crollato.
Tra le travi in legno, si
intravede la campana. E' adagiata sui mattoni, pare essersi addormentata.
Del batacchio non c'è
traccia. Si sarà rotto? Si sarà spezzato? ...sarà...
La campana non chiamerà più a
raccolta per le feste e per gli altri appuntamenti importanti della vita di
comunità.
Ma la comunità si è già
raccolta ai suoi piedi. Sembra vegliarla, in attesa che si rialzi e torni a
suonare.
La campana ha bisogno del
lavoro e della cura dell'uomo per tornare a fare quello per cui è stata fatta.
[31maggio2012]
ciao Giacomo,
registro con piacere la tua
disponibilità e se hai voglia ed un po’ di tempo, ti inviterei a contattare
Giovanni Mari […] che, nell'ambito dell'attivazione associativa, sta
coordinando le disponibilità dei capi della Zona di Ferrara ed una piccola
pattuglia ferrarese che è operativa in un campo a Finale Emilia.
Nella vita di campo, le
troupe televisive sono diventate una presenza quotidiana e si susseguono
giornalisti free-lance e fotografi animatori e so cosa io ...sospesi tra il
diritto di cronaca e un tetro turismo informativo.
La terra ha tremato
diverse volte, di notte e di giorno ...
con essa, hanno tremato
certezze, stati d'animo e relazioni di un'intera comunità.
Gli ospiti del campo ...
in tanti sono piegati,
proprio come le loro case.
in tanti si sono sbriciolati,
come si sono sbriciolati i campanili delle chiese, i capannoni delle fabbriche,
i muri di case e scuole.
Ogni tanto dovevo, guardare
da un'altra parte o liquidare frettolosamente la conversazione, perché i
"largarmun" agli occhi sarebbero stati l'unico contributo ai racconti
di una quotidianità crollata.
Mi auguro che si riesca
presto a ricominciare e a rialzarsi e che ci si spogli della paura, per
rivestirsi della speranza di ricominciare, della dignità di persona e della solidarietà
di comunità
Fraternamente
Iatta
[2/3 giugno2012]
La pattuglia AGESCI della
Zona di Ferrara (con la presenza di 4/5 persone per turno), orbita in uno dei
campi di Finale Emilia (campo6).
Sono ospitati poco meno di
300 persone, di cui circa il 30% è di origine straniera.
A noi sono stati affidati
compiti di segreteria operativa di supporto ai volontari presenti nel
campo e agli ospiti accolti.
Questo fine settimana è un
po’ particolare.
Trascorrere la Festa della
Repubblica al campo è occasione per dare nuovo significato e rinnovare,
ricordando, i principi di dignità della persona e di solidarietà espressi dalla
Costituzione.
Se capita di tornare, dopo
alcuni giorni trascorsi a Ferrara, l’accoglienza è festosa.
Non che non manchino
preoccupazioni e situazioni di difficoltà. Chi torna, è accolto come segno di
interesse e speranza e chi parte, è salutato con un ringraziamento ed un
arrivederci.
Già fioccano gli inviti per
la sagra paesana alle porte.
Sembra che i Finalesi
trascorreranno i prossimi giorni di festa, tra puntine di maiale e calici di
rosso, pulendo i mattoni della chiesa e del campanile.
Quegli stessi mattoni che,
caduti a terra nel susseguirsi della scosse, dei giorni scorsi, sono stati
raccolti.
Sembra che quei mattoni, non
siano solo la voglia di ricostruire e di normalità o il desiderio di scrollarsi
di dosso un triste ricordo, ma rappresentino le radici dell’identità del paese,
pulirli e ricostruire sarà modo per sentirsi nuovamente a casa e al sicuro.
Nel frattempo, poco alla
volta, si fanno avanti per la gestione della vita da campo: logistica, pulizia
dei bagni, preparazione dei pasti. Ci si rende utili, per curare se stessi, gli
spazi che si abitano
[9/10giu2012]
Ci si avvicina e, prima
ancora di vedere il campo, ti raggiungono le risate e l’aria di festa …questa
sera c’è uno spettacolo di cabaret. E’ una calda serata estiva e come tutte le
estati, nei giardini del quartiere ci si incontra per raccontarsi la giornata e
trovare refrigerio della calura.
Per un paio di ore ci si
dimentica, che si ha voglia di tornare a casa, ma che la paura che la propria
casa torni a tremare è ancora più grande. Si cerca un morso di normalità. Poi,
spente le luci, un po’ stanchi, ci si ricorda di essere sfollati e ci si incammina
verso la tenda.
Ci si avvicina, in fila per
il pasto, e prima ancora di prendere il vassoio, ti raggiunge l’odore delle
pentole sui fornelli.
I giardini e le panchine sono
diventati una grande sala da pranzo.
Nell’attesa conosci le altre
persone che abitano il campo.
Si gioca con i bimbi
impazienti.
I ragazzini si prendono le
prime cotte e si guardano con occhi trasognati.
Gli anziani aspettano
composti ed un po’ avviliti, il loro turno.
Un’istantanea di normalità di
un pranzo collettivo.
Ci si avvicina a Mauro e,
questa volta occorre vedersi negli occhi, per non perdere neppure una parola,
per ascoltare con attenzione i racconti di una storia di vita, passata a fare
il manovale edile, il matrimonio, la nascita della figlia.
Per ascoltare la voglia di
impegnarsi nelle occupazioni del campo, per rendersi utile, per sentirsi ancora
utile, per non mollare la propria normalità.
Ci si allontana dal campo, e
la rocca, la chiesa, il campanile, … sono adagiati a terra. Ad uno sguardo
frettoloso, possono sembrare essere solo pietre scomposte a terra.
A chi le conosce da sempre,
ricordano, che per tornare alla normalità di essere quello che sono,
abbisognano di cura, attenzione… e forse sono un invito ed un augurio non solo
per le pietre…
[18 giugno 2012]
A poco meno di un mese dalla
prima scossa, si torna al campo per il fine settimana.
A poco meno di un mese dalla
prima scossa, le vie che attraversano la campagna ferrarese sono ancora
transennate.
Le indicazione gialle di una
deviazione obbligatoria ti raggiungono di continuo. Alcuni dei cartelli
stradali blu, sono stati temporaneamente coperti Alcuni dei cartelli marroni
delle indicazione turistiche sono rimasti piantati nei loro posti, mentre non
ci sono più quei monumenti indicati.
La viabilità sembra essere un
invito a cambiare strada e non solo per aggirarsi nel labirinto della città
ferita.
Sembra volerci invitare a
imboccare la strada del lavoro, frutto della terra e dell’impegno dell’uomo,
lontano dalle speculazioni e/o dalle illusioni finanziarie.
Sembra invitarci a percorre
strade di relazioni autentiche, solide, affidabili, fedeli con gli altri e con
il creato.
Sembra invitarci ad
intraprendere un cammino di umanizzazione, che rinnovi la dignità della
persona.
La calma sorridente
dell’infantile jungle “girogirotondo” si è trasformato in un’angoscia
collettiva e matura che tarda a scrollarsi di dosso.
Ti avvolge, ti assedia, è
dappertutto; manca il respiro e mancano le parole.
E spesso, quando si trovano,
sono parole di odio per la terra.
Al campo, c’è aria di estate.
L’afa inizia a mordere e si
cerca di arrivare a sera in apnea.
Istallazione
del condizionatore
|
I grandi iniziano a
programmare le vacanze estive, con il timore di allontanarsi e al rientro dover
gestire una doppia perdita: della casa e della tenda che si è liberata.
I più piccoli, si raccontano
l’anno scolastico e risultati: promossi! …quasi tutti. Alcuni hanno un paio di
materie da rimediare, ma nessuno è stato bocciato.
Ci si aggira per il campo,
come in un piccolo quartiere.
Tra una tenda e l’altra, sono
stati tracciati vicoli dedicati alle città emiliano-romagnole.
Le voci, dei diversi paesi del
mondo, si rincorrono, mescolano e si confondono, nel richiamo al pranzo e ai
servizi comuni.
I volti iniziano ad essere
familiari e ci si saluta cordialmente.
E’ domenica.
E’ festa.
Oggi, c’è l’appuntamento con
la celebrazione eucaristica.
Diventa un piccolo momento
per radunarsi, ricordarsi la speranza cristiana da annunciare, far crescere e
germogliare (Mc. 4,26.34)
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