Se fosse
capitato anche a te?
Ma è
capitato anche a me!
deformazione del ponte nuovo di Finale Emilia |
La chiamata di partire arriva
dal nostro Incaricato di Zona EPC e l’appuntamento è per le 7 a casa di Chiara,
a San Giuseppe, poi si passa per Comacchio; il resto della squadra ci
raggiungerà il giorno successivo. La strada diventa un labirinto rispetto al
tragitto che avremmo fatto normalmente andando a riunione di Zona a Casumaro.
Ciò che attira l’attenzione sono sicuramente i vecchi casolari lungo la
campagna che hanno subito grossi danni e le macerie sono molte; saranno
sicuramente da abbattere poiché non hanno resistito alle scosse che si sono
succedute in questo periodo. Anche la Chiesa di Buonacompra, crocevia sulla
strada, lascia interdetti. Raggiungiamo Finale Emilia,
tendopoli del campo n. 6 in orario per l’inizio del servizio a cui siamo stati
assegnati: “Volontari Segreteria” c’è scritto nel badge che ci viene
consegnato. Nel caldo della mattinata siamo accolti da chi è già da alcuni
giorni a svolgere le mansioni dette. Si tratta di prendere le consegne della
parte “burocratico-amministrativa” del campo. Sembra poco e relativamente
importante, ma fin da subito scattano le dinamiche di relazione tra volontari,
noi Scout con i VAB della Protezione Civile; non solo, ma a quello sportello
cominciano ad affacciarsi gli ospiti, i “residenti temporanei” di quella
Tendopoli. Gente apparentemente tranquilla, ma che ad un approccio più stretto
esprime il bisogno di non sentirsi sola, di sicurezza, di pace nelle proprie 4
mura poco distanti da lì, al di là delle cose che comunque hanno a disposizione
in quel luogo, oltre ad una tenda che li ospita, magari insieme a famiglie
diverse, ora sotto lo stesso “tetto”.
I volontari sono all’opera: è
un brulicare di persone che non stanno mai ferme dalla mattina alla sera al
fine di assicurare i servizi necessari ai Finalesi. Ognuno cerca di fare del
proprio meglio e senti i ringraziamenti per questo; anche Luca, il gestore del
bar nei pressi del campo accoglie noi volontari e ci offre il caffè….
Facciamo fare una
comunicazione in lingua araba ad una signora marocchina: essa legge un proclama
del Console che offre ai ragazzi marocchini una vacanza estiva nel paese
d’origine.
Arrivano i “massaggiatori
piedi” per tutti coloro che ne vogliono approfittare; anche le parrucchiere
(Federica e Federica) molto estrose sono pronte per l’attività di “restauro”;
gli psicologi offrono la loro competenza per aiutare gli ospiti a superare le
paure, il medico di famiglia è presente anche lui, il veterinario è disponibile
per quegli animaletti che dalle mura casalinghe si ritrovano a vivere all’aria
aperta.
I commenti che senti a tavola
toccano: qualcuno si appresta e chiede informazioni, consigli, per poter
acquistare una casetta in legno da mettere davanti alla propria casa, ma poi il
Comune darà l’autorizzazione?
Un giorno si sente un boato
ed un movimento tellurico 2.9 che scuote tutti durante il pranzo: mentre le
voci aumentano di volume, qualcuno dice: “E’ un container in manovra!”, giusto
per rassicurare i bambini…
A proposito, un bambino
piccolo dice di aver paura dell’orso che si trova sotto terra e ogni tanto si
muove.
Una serata con Andrea
Poltronieri di Zelig riporta gioia e distrae le menti: argomento “Perché la
donna è superiore all’uomo? Dimostrazioni varie….
L’ultima sera, dopo la fine
del turno di servizio, noi scout ne approfittiamo per andare in centro: è
desolazione e non ci resta che osservare nella zona rossa presidiata dalle
forze di Pubblica Sicurezza ciò che è stato modificato dal terremoto. Camminare
in mezzo alla strada fa vedere chiaramente diversi comignoli caduti a terra o
un divano sopra ad un cumulo di macerie presso edifici che apparentemente non
mostrano nulla di anomalo. Ma piange il cuore nel vedere il castello, la rocca
e le auto sepolte dalle macerie stesse.
Abbiamo anche pregato insieme
noi scout prima dei pasti ed ognuno di noi ha rivolto gli occhi al cielo per i
fratelli finalesi e tutti gli altri…
Arriva il giorno della
partenza, dopo alcuni giorni trascorsi per offrire la propria goccia. Per chi
ha vissuto l’evento dell’Aquila, sembra di essere tornati a tre anni fa, ma la
differenza è che questa volta sono i nostri vicini di paese, ci dividono solo
90 Km.
Se fosse capitato anche a te?
Ma è capitato anche a me!
Una Squadra della Zona di
Ferrara - Antonietta, Foulard
Blancs-Ferrara
PALE E
CARIOLE
Il pomeriggio mi ha visto di nuovo dentro le case di una
piccola frazione di S. Agostino, devastata da un
incredibile fenomeno di geyser di sabbia liquefatta: dopo la scossa da giganteschi crateri nelle strade, nei
campi, nelle case, è, esplosa acqua e poi fango,
a tonnellate, che ha travolto e invaso tutto. Le abitazioni si ritrovano ora sepolte sotto uno strato grigio di mezzo
metro e più di fango, pesantissimo quando umido, duro
e compatto quando asciutto. E tutti a scavare, con pala
e carriola, tra gli armadi, le mensole, alla ricerca del pavimento.
Nel pomeriggio, strani segni nelle strade, nei
pavimenti, nel terreno hanno destato preoccupazione nelle autorità, che
dopo una breve consultazione hanno decretato
lo sgombero dei quartieri centrali della frazione. La sabbia che ha invaso tutto ha lasciato sotto le case un minaccioso
vuoto, che rischia di far letteralmente smottare un paese che se prima
poggiava su una palude tremante, ora
si accorge di sorreggersi sul nulla.
Nel frattempo si vive la strana euforia del
soccorritore, di chi fa, di chi non sta fermo.
Si scherza, con i padroni di casa e i compagni di lavoro, si raccolgono i complimenti e la gratitudine, si ricevono generose
offerte di ristoro; II pomeriggio scivola veloce,
lungo la strada si accumulano le tonnellate di fango e le case si svuotano per poter ricominciare. Ma oggi non è finita qui.
Centinaia di persone hanno improvvisamente dovuto prendere atto
che le loro case non si riprenderanno in queste ore e
iiqueste settimane dal terremoto di
sabato e dallo sciame che da allora imperversa nella zona. Ora si trovano nella
zona rossa e questo significa abbandonare le loro abitazioni. Non poter; più lavorare per Sgombrarle, non poter più sorvegliarle
di notte dalle macchine parcheggiate di fronte, non
poter più immaginare di poter ricomporre, lentamente e con fatica il senso stesso della parola "abitare". Prima erano terremotati, ora sono sfollati. Nel giro di
un paio d'ore l'angoscia del rincorrersi di voci, la lotteria di quali
vie siano coinvolte nello sgombero,poi una
breve assemblea cittadina per le comunicazioni, e infine l'arrivo delle corriere per portare via centinaia di famiglie,
con pochi minuti a disposizione per
prendere alcune cose.Vedere un pezzo
di paese "sgombrare" è uno strano spettacolo: macchine stipate di
borse, sguardi nascosti dietro gli occhiali, uno ha persino noleggiato in dieci
minuti un furgone per i traslochi e con l'aiuto dei figli dodicenni ha iniziato
letteralmente a caricare la propria
casa, l'armadio quattro stagioni, le mountain bike dei ragazzi. Tutte quelle spalate e scarriolate tutto
quel fare, non è stato sufficiente, non basta. Queste persone si dirigono da parenti capaci di
ospitarli, o ai campi, alle tendopoli, verso le strutture messe a disposizione
nei centri di accoglienza.|
"Non si ferma", "Uniti",
Ripartiamo"... viene da dire, come ci si poteva credere se poi un intero paese ti può franare sotto le
suole. Domani è Pentecoste. Mesi fa, con i clan
della zona di Ferrara, avevamo programmato
un fuoco di zona, riflessioni, spunti, condivisione.:. Poi c'è stato il terremoto, e coi capi ci siamo detti: "Dopo quello
che è successo dobbiamo fare qualcosa!!!"
Dopo oggi, dopo quello che e successo non saprei...
penso che ho bisogno di qualcosa di più di' pale e
carriole, penso che il fare, a questo punto non basti davvero, per quante
tonnellate solleviamo. Sono contento di trovarmi domani con i nostri ragazzi, perché penso proprio che sia
giunto il momento di pregare, insieme,
per trovare la forza, ma di più per trovare la speranza. La speranza per queste persone, per i nostri amici, famiglie,
case. Domani noi pregheremo, in questo momento penso
proprio che ce ne sia bisogno. Preghiamo insieme...
Elias Becciu- Ferrara 4
QUANTO VALE UN UNIFORME?
26 maggio. Quello che
conosco sui danni che il terremoto ha provocato nei paesi vicino a Ferrara sono
i, racconti dei media e le telefonate di qualche amico.
La città ha ancora molte vie
con transenne e nastri bianchi e rossi che delimitano
zone con pericolo di crollo.
Molte sono "ferite superficiali", guariranno in fretta, altre, in
particolare quelle dì alcune chiese, richiederanno molto più tempo. Non
immagino ancora cosa possano suscitare i danni subiti dai paesi maggiormente
colpiti dal sisma, II viaggio verso Finale Emilia mostra lentamente
l'avvicinarsi a zone più colpite. Mano a mano che ci avviciniamo le vecchie
stalle e fienili sono sempre più danneggiati; crolli e crepe ornano questi
edifici che testimoniano l'antica vocazione contadina di questo territorio.
All'arrivo il campo è già
"vivo". Incontro i capi dello: staff del Reparto del Ferrara 4, fra i
primi della nostra Zona ad intervenire nel campo 6 di Finale Emilia prestando
servizio alla segreteria ospiti e alla segreteria volontari. Cristiano e
Giovani andranno ad occuparsi della segreteria volontari mentre io
passerò la mia giornata di affrancamento nella segreteria ospiti cercando di
capire quale servizio siamo chiamati a svolgere e come rendermi utile il prima
possibile
Il campo è ancora in
fase di allestimento, le tende sono già montate, disposte in file
perfette, con i giusti spazi
di movimento tra una fila e l'altra; sono tutte occupate;: all'inizio ci si è
preoccupati di accogliere il maggior numero di .persone possibili, ora invece
bisogna capire come distribuirle in maniera ottimale nel campo, quali esigenze
e quali difficoltà hanno gli ospiti, cosa richiede il COC.
Le disposizioni che arrivano
sono tante, le regole della vita del campò è di accoglienza si stanno
costruendo e sono in continuo mutamento. Il campo è un pentolone ribollente di
persone, culture, affetti, religioni, persone bisognose, volontari, II dialogo
con il Capo Campo non è sempre semplice, ma alla fine è efficace. Le giornate
sono lunghe e la stanchezza dei volontari affiora.
Per la prima volta incontro
i VAB, una associazione di cui avevo già sentito parlare, ma
che non conoscevo realmente. Sono in tanti, laboriosi, sorridenti, competenti. Si vede e si sente che per molti di loro questa esperienza non è la prima.
che non conoscevo realmente. Sono in tanti, laboriosi, sorridenti, competenti. Si vede e si sente che per molti di loro questa esperienza non è la prima.
L’emergenza ci porta a
collaborare con associazioni e con persone che non conosciamo e che non ci
conoscono, eppure in quei momenti concitati ci si rende conto che si è tutti
parte della stessa "rete", della quale noi siamo uno dei tanti fili e
che per poter offrire un buon servizio alle pèrsone che stanno vivendo la
tragedia del terremoto, bisogna mantenersi ben attaccati a tutti gli altri
fili, bisogna che i "nodi" della rete siano ben fatti. Come non si
diventa esperti nel fare nodi in un giorno, così tessere le relazioni con le
altre associazioni richiede tempo, impegno, perseveranza. E' un servizio
delicato del quale forse con troppa facilità ci disinteressiamo.
Il primo contatto, che
comunica perché io scout è il volontario VAB al mio fianco ci troviamo a
condividere alcuni giorni della nostra esistenza insieme non è verbale, ma è
solo visivo. Le tute ad alta visibilità loro e l'uniforme che indosso io. Esse:parlano
e comunicano per noi più delle parole che ci scambieremo durante i giorni
successi. Hanno una storia. Una storia che noi siamo chiamati a rispettare e
onorare con il nostro servizio e con il nostro essere Scout. Comunicano perché
rappresentano gli sforzi, l'impegno, là generosità e la fedeltà che chi le ha
indossate prima di noi in situazioni analoghe è riuscito a incarnare e
testimoniare. Prestare servizio ai campi non è solo compiere una buona azione,
è mantenere unito il sentiero, che traccia la nostra storia e preparalo a chi
verrà dopo di noi. Forse è anche per questo che le persone, ospiti del campo,
con cui ho parlato, si sono fidate degli scout. Continuiamo a tracciare questo
sentiero.
Simone Cavicchi. Inc.Reg.
FO.CA
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