27 marzo 2009

Di ciaspolada in ciaspolada ........anno 2009


Anno favoloso il 2009, sono riuscito ad essere presente a tutte le attività sulla neve organizzate dalla sezione. È stata una gara dura, in corsa c’erano sempre una folla di pretendenti alla poltrona del pulman. Il brivido è stata la prima iscrizione perché sul bollettino veniva riportata la data di apertura delle iscrizioni il giorno 16 dicembre 2008 , ma io il bollettino l’ho ricevuto il 4 gennaio 2009. “Mi dispiace ma non c’è posto”,mi dicono, “Ma io ho ricevuto il bollettino ieri…….”, ….”Mettimi in lista di attesa, speriamo bene”. “ …allora iscrivimi alla prossima gita del 24 gennaio”. Cosa fatta, almeno nella prossima ci sarò di sicuro. Vado a casa con la coda tra le gambe e rimango in attesa che qualche “bacillo” o “impegno irrinunciabile” faccia il suo dovere. L’11 gennaio si avvicina, …nessuna nuova, la cosa diventa preoccupante … prendo la tastiera in mano, mando una mail strappalacrime e finalmente due giorni dopo ricevo l’OK si parte. Un ringraziamento particolare al “bacillo” che ha fatto il suo lavoro e domenica mattina alle 5,45 sono sul piazzale della stazione a caricare i miei bagagli. Si parte, l’ atmosfera è un po’ assonnata, si “sta come d’autunno le foglie” che cadono dal sonno. Arrivati sotto il Falzarego, lo speaker Antonio con “ Scusate se vi sveglio….ma siamo arrivati. Ci fermiamo per prepararci, poi risaliamo e ci portiamo sulla zona del lancio, non ci sarà molto tempo perché la strada e stretta e non possiamo fermare il traffico.” Quando siamo in vista della piazzola di lancio, tutti in fila nel corridoio ….si aprono le porte e… “luce verde” …. Fuori uno, due ….. cinquantuno.” La giornata è stupenda il sole brilla ed il cielo è terso, non resta che partire . Il lungo serpentone multicolore si staglia sulla neve bianca lasciando dietro di se una lunga scia . Arrivati in cima,la sosta per recuperare le energie… ma una voce tuonante ci invia a non fermarci “chi mi ama mi segua …vi porto su con me verso nuovi orizzonti e soprattutto verso nuova neve fresca” . Parte il drappello dei temerari che seguono le orme del “direttore”. Effettivamente il giro proposto è allettante e remunerativo dal punto di vista paesaggistico, anche se nella truppa serpeggia un po’ di timore, “…ma dove ci portano….. la sanno la strada per tornare ?
“ Il dubbio viene perché si sale, si scende si va a destra e poi si ripiega a sinistra…. Dobbiamo andare da quella parte… Finalmente oltre il pendio rivediamo gli amici lasciati alla sosta e riscendiamo per andare all’incontro con il C130 “LaValle Bus”.
La seconda uscita ci doveva portare dal Passo Rolle al Passo Valles in notturna o meglio nel tardo pomeriggio, comunque senza luce naturale. Durante il viaggio ci viene comunicato che dei “terroristi” hanno fatto innalzare il grado di pericolo valanghe a “defcon4” per cui il tragitto viene cambiato e si salirà a Baita Segantini. Qualche avvisaglia si era avuta, alla partenza è stato imbarcato un clandestino, che dopo l’arrivo non si è più rivisto, se non in compagnia di un altro individuo raccolto al Passo. L’escursione è iniziata e uno stormo di lucciole si è disteso lungo i pendii che portano alla baita, con buona pace delle piste da sci che ogni tanto abbiamo attraversato. Lentamente ci siamo portati in quota e con qualche problema di resistenza alla fatica di alcuni “portatori” che hanno dato forfait, siamo arrivati alla baita. Dopo un’abbondante cena, l’albergo Verena ci ha messo a disposizione le camere che ci hanno permesso di recuperare le forze, gli aneddoti degli avvenimenti capitati in camera, sono stati sepolti il giorno dopo sotto 2 metri e 20 cm di neve. Tale era l’altezza della neve ai laghetti di Colbricon che abbiamo raggiunto la mattina dopo. La giornata soleggiata ci ha fatto gustare panorami “mozzafiato” e la neve abbondante ci ha fatto divertire al grido “vai in fresca”. Di questa gita rimarrà sempre negli annali della sezione, anche perché documentata da immagini, la “rovinosa caduta con affondamento del nostro Antonio”. Cercando la neve fresca, si è imbattuto in un pendio di mughi, ricoperti da parecchia neve che l’hanno fatto letteralmente capottare.
Ad Asiago siamo stati, durante il viaggio” illusi di trovare ancora una volta una bella giornata, perché dall’autostrada abbiamo avuto l’opportunità di vedere tutto il gruppo delle Piccole Dolomiti e del Pasubio illuminate dai raggi del sole, che davano quella colorazione rosea e che ci hanno fatto sperare un po’. Speranza che ben presto è svanita, salendo i tornanti che ci portavano all’altipiano ci siamo ritrovati immersi nel grigio che non ci ha più abbandonati. Anche qui c’è stata una variazione di programma per cui niente cima Lisser sostituita da Cima Ekar. Risalendo le piste da sci non più utilizzate e che hanno riportato alla memoria degli anziani e quindi anche a me, i corsi di sci che il Cai organizzava su queste nevi negli anni 80, con gare di slalom fra i corsisti e soprattutto sono tornate alla mente le belle e simpatiche “abbuffate” che a fine giornata si facevano tutti insieme. Dal ventre della corriera spuntava di tutto, tavoli fornelli salsicce e formaggi da condividere.
Tornando alla gita il pulman ci ha fatto scendere nello spiazzo di un locale il cui nome ha rievocato i più bassi istinti e sogghigni : “Amplexia nigth Club”. Recuperata la serietà e la sobrietà siamo risaliti verso l’Osservatorio di cima Ekar immersi in una foschia che rendeva il paesaggio irreale, le nostre voci si mescolavano con la nebbia e la rendevano ovattata e non aggressiva verso l’ambiente.
In questa atmosfera abbiamo continuato il nostro anello che ci ha fatto passare attraverso distese di neve, suddivise da reticolati di recinzione che più che una comitiva di amanti della montagna, sembravamo una mandria in transumanza. Prima di partire una sosta per sistemarci e in questo caso sono riapparse le buone abitudini di una volta, un paio di bottiglie di buon vino rosso, un pinzone fatto in casa e un vassoio di frittelle che hanno dato a tutti l’opportunità di fare un assaggio e soprattutto di condividere due parole con quelli che durante la ciaspolada erano troppo avanti o troppo indietro.
La gita conclusiva del 2009 ci ha portato al passo Giau, condizioni meteorologiche buone, sole con vento a raffiche sul passo. Scesi dal bus abbiamo calzato le ciaspole, qualche imprevisto c’è stato per gli aggregati alla gita che hanno noleggiato ciaspe ricevendo modelli da moonboots per cui gli scarponi ballavano, si è dovuti ricorrere ad una fornitura industriale di fascette di plastica per adattare la calzata. Meno male che qualcuno ha sempre l’idea buona. Tagliando in diagonale i pendii nevosi, abbiamo avuto la possibilità di avere una lezione suppletiva sul pericolo valanghe.
Il bravo Gabri ci diceva:”….. vedete i pendii…27 gradi di inclinazione …. Oltre… tutti dentro…..ecc.ecc “ La discesa verso malga Giau, sui pendii nevosi ci ha fatto gustare il piacere di “navigare in neve fresca”. Le nostre tracce lasciate sul terreno lasciavano intuire questo piacere. Poi l’attraversamento della strada e la risalita , il lungo serpentone si è inerpicato per il sentiero che costeggiava la statale per poi arrivare in vista del parcheggio e data l’ora ci siamo subito .. o quasi subito accomodati sul pulman. ( per fare presto o trangugiato una cioccolata calda che mi ha procurato ustioni di terzo grado al palato). Nel ritorno ci siamo fermati alla solita area di sosta nei pressi di Belluno, e qui è avvenuto il solito miracolo: pane e salame casalingo condito da un buon vinello e per finire le frittelle al limone e all’arancia.
Per concludere: ringraziamenti a tutti i direttori di gita, ufficiali e meno ufficiali. Un grande grazie a tutti voi che avete partecipato.
Ultima notazione tecnica: le foto digitali che ho scattato nelle quattro uscite le potete trovare a questo indirizzo :

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